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Bar diverso

Un luogo che genera valore
«Cerchiamo di inserire i ragazzi con disabilità e fragilità valorizzando i loro punti di forza, le loro inclinazioni e attitudini, il loro modo di stare con gli altri. Il lavoro diventa uno dei pilastri per un progetto di vita che concorra alla realizzazione dei propri desideri»

Tre mesi di attività per Bar DiVerso, che ha aperto i battenti a inizio maggio in corso Bettini a Rovereto, in provincia di Trento. Di-Verso di nome e di intenti, perché fa dell’inclusività la sua missione e rappresenta una – e forse la principale – delle progettualità del programma Verso promosso dalla cooperativa sociale Impronte di Rovereto, un ventaglio di iniziative per inserire ragazzi con fragilità nel mondo del lavoro.

«Un accompagnamento verso il futuro, fatto di crescita, autonomia, relazionalità. È questo che ci ha spinto ad ampliare le attività della cooperativa con quattro nuove filiere produttive: Bar DiVerso, la gestione della copisteria CapoVerso, un B&B Country House Verso in Valdiriva, immerso nel verde e con vista fiume, e la collaborazione con un progetto di agricoltura sociale i cui prodotti sono impiegati nel bar e nel B&B» racconta Filippo Simeoni, direttore di Impronte.

Quattro luoghi. Ed il senso del luogo, in questo caso, è importante. Il luogo come capacità di innervare uno spazio di significato – come ricordano Venturi e Zandonai nel libro “Dove” – il luogo per far accadere quell’innovazione che permette di distribuire, creare, coltivare relazioni. Perché i luoghi – non gli spazi – sono per tutti coloro che hanno una certa vocazione e si sentono chiamati a generare valore.

Nome del progetto: Bar DiVerso
Mission: avviamento al lavoro di ragazzi con fragilità
Ambito: food
Dove: Rovereto (TN)
Organizzazione: Cooperativa sociale Impronte, Trento

Obiettivi da raggiungere con Condivivi

  • sostenere la fase di start up
  • aumentare le partnership sul territorio e con le scuole
  • riuscire ad assumere un nuovo dipendente entro 1 anno
  • programmazione di eventi di aggregazione sociale

E Bar DiVerso è così. «Un contesto generativo dove proporre a giovani con disabilità, autismo e fragilità un percorso di crescita personale, formazione, inserimento e avviamento professionale» continua Simeoni. Giovani fragili che, terminato il percorso di studi, guardano al futuro e ad un primo impiego. «Li accompagniamo proprio in quella fase di transizione, offrendo la possibilità di sperimentarsi, assumersi responsabilità, acquisire autonomia».

Ma BarDiverso è anche bello, proprio come spazio, diciamolo. Luminoso e curato, strizza l’occhio al design ma con materie prime a filiera corta. Con contrasti di colori e materiali, tra scuro e chiaro, pareti lisce e sassi a vista, in un palazzo storico della città della Quercia. Piacevole e accogliente. Un bel posto dove stare, insomma.

«I camerieri, i cuochi ed il personale di servizio del bar sono giovani adulti e adolescenti che hanno concluso o stanno per concludere il proprio percorso scolastico. Collaboriamo con le scuole superiori e professionali del territorio, l’Agenzia del Lavoro, i Servizi Sociali, ma anche direttamente con le famiglie e i ragazzi che incontriamo. E creiamo percorsi di inserimento al lavoro per chi è in situazione di maggior fragilità, a causa di qualche disabilità, o semplicemente perché in un periodo particolare di vita» precisa Filippo Simeoni.

Il focus è quindi la funzione di empowerment del lavoro, anche (e soprattutto) per chi non è ancora in grado con le proprie gambe di pensare ad una prospettiva occupazionale realistica “a mercato” , che dia consistenza – non solo economica ma di valore – al proprio progetto di vita.

“Imparare un lavoro fa riferimento all’apprendimento di una serie di compiti spesso riducibili a delle sequenze operative, ma imparare a lavorare fa riferimento a qualcosa di più complesso, che ha a che vedere con la capacità di ‘introiettare’ un ruolo” ci ricorda lo psicologo Carlo Lepri.

«Una persona con disabilità può imparare a crescere attraverso il lavoro, non per il lavoro» continua Simeoni «vanno appresi, è vero, compiti e mansioni, ma per noi è prioritaria l’attenzione al processo di maturazione, per far consolidare comportamenti e stili relazionali il più possibile adeguati ad un contesto adulto, regolato da linguaggi e dinamiche».

In realtà un obiettivo “sano” per tutti. Ma per una persona che ha delle compromissioni nell’ambito relazionale, è necessario un periodo di training e di elaborazione più accurato, anche per il processo di transizione verso la vita adulta che la coinvolge.

Il lavoro come strumento identitario e di socializzazione potente. Ma un lavoro mosso dal desiderio. «Cerchiamo di inserire i ragazzi con disabilità e fragilità valorizzando i loro punti di forza, le loro inclinazioni e attitudini, il loro modo di stare con gli altri» prosegue Simeoni. «Il lavoro diventa uno dei pilastri per un progetto di vita che concorra alla realizzazione dei propri desideri».

E poi succedono anche imprevisti, o quelle “sporcature” che però rendono Bar DiVerso un “luogo” autentico. «Capita che entri un cliente e che tutti i ragazzi di turno ‘gli saltino addosso’ » sorride Simeoni. Per un eccesso di zelo, di voler esserci, di fare, di relazione. «Si, a volte la relazione con il cliente è quasi ‘troppa’ , perché abbiamo capito che quello che tutti i nostri ragazzi desiderano più di ogni altra cosa, è la relazione. Il confrontarsi con il cliente. Credo sia una calamita, una caratteristica trasversale delle attività al Bar DiVerso, e in generale delle nostre iniziative».

E allora le capacità di tutor ed educatori contano molto, per discutere di stili di accoglienza, relazione e servizio. E poi scatta anche un apprendimento e un modo di rapportarsi tra pari, tra colleghi. «C’è una questione che si siamo posti già in fase di pensiero progettuale» spiega Simeoni. «Fare in modo che la sperimentazione di avviamento professionale facesse di Bar DiVerso un luogo di costruzione di legami significativi fra le persone. I nostri ragazzi tipicamente hanno relazioni scarse o difficili nella loro vita. Ecco dunque che l’alveo lavorativo diventa una palestra di socialità, per costruire quella capacità di relazione autonoma da spendere poi anche fuori, come fondamento per una crescita personale completa».

Ma Bar DiVerso è ancora in fase di start up, per questo essere in Condivivi significa un’opportunità di consolidamento e rilancio. «Desideriamo migliorare, attivare più collaborazioni con le scuole, ma anche ospitare incontri ed eventi, in collaborazione con il centro Giovani Smart Lab. Immaginare il bar come luogo non solo di inclusione, ma di animazione culturale e promozione sociale» conclude Simeoni. Un luogo di aggregazione comunitaria. Uno di quei luoghi che genera valore. Per chi li attiva, per chi li abita, per chi gira attorno. Buon proseguimento agli amici di Bar DiVerso.

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