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Le rais

I sapori della diversità e dell'accoglienza
«Il nostro sogno? Creare un luogo bello e accogliente per tutti, che promuova le risorse delle persone, che dia valore ai prodotti del territorio e lavoro a chi è più fragile. Un progetto culturale, oltre che di impresa sociale. Per contribuire a costruire un angolo di mondo che abbia cura delle relazioni»

Cavalese, Val di Fiemme. Una delle più suggestive e turistiche valli del Trentino. E lì, appena prima di entrare in paese, con vista spettacolare, Le Rais. I sapori della diversità. Un ristorante dove i valori si uniscono al piacere della buona tavola, dove la diversità sociale si accompagna alla diversità delle proposte culinarie.

Perché Le Rais non è solo un ristorante, ma è un progetto sociale di inserimento lavorativo. In cucina e ai tavoli operano ragazzi che seguono un percorso di avviamento al lavoro come strumento di inclusione, dopo aver vissuto delle difficoltà personali, familiari, di emarginazione. «Siamo riusciti a creare una continuità operativa per garantire un percorso di sviluppo e autonomia a persone con autismo, ritardi cognitivi o difficoltà relazionali» spiega Alessandro Ceol, tra i fondatori e responsabile delle attività.

Le Rais, una realtà imprenditoriale con una forte connotazione sociale, a favore dell’inclusione di persone che hanno bisogno di ritrovare una propria dimensione, lavorativa e personale. «Abbiamo scelto di sviluppare attività legate al mondo dell’accoglienza perché crediamo nel valore della condivisione delle esperienze e nella socialità dei luoghi».

Nome del progetto:Le Rais. I sapori della diversità
Mission: inclusione di persone con fragilità
Ambito: food
Dove: Cavalese (TN)
Organizzazione: Cooperativa sociale Le Rais, Predazzo (TN)

Obiettivi da raggiungere con Condivivi

  • rendere operativa la Paninoteca
  • allargare la rete di partner sul territorio
  • riuscire ad aggregare sempre più giovani
  • aumentare il valore della produzione del 10% in 2 anni

«In un contesto dinamico come il nostro, le persone inserite hanno la possibilità di consolidare le competenze necessarie per poter entrare nel mercato del lavoro, riconoscere e valorizzare le proprie potenzialità».

Ha due anni, Le Rais, ma ha già avuto una crescita importante, sia per la tenuta economica e la qualità del servizio, che per i lusinghieri rimandi delle più blasonate piattaforme di recensioni. Due anni compiuti da poco, aperti subito dopo il primo lockdown da Covid. Una scelta coraggiosa, ma vincente.

Dietro tutto questo, la forza e determinazione della cooperativa sociale Le Rais, nata nel 2018 da un gruppo di giovani psicologi ed educatori unitisi per dare risposte innovative ad alcuni bisogni

sociali ed educativi della Val di Fiemme e Fassa. «Abbiamo scelto di investire nel turismo: non potevano fare altrimenti, in un ambiente meraviglioso come il nostro» sorride Alessandro. È una delle poche cooperative sociali miste della zona, che affianca attività assistenziali ed educative – interventi domiciliari e sul territorio, un centro di servizi psicologici e di promozione del benessere a Predazzo, la gestione di due convitti per alunni delle scuole secondarie – all’inserimento lavorativo.

«Da settembre 2018 abbiamo in gestione una Casa per Ferie a Pozza di Fassa, dove promuoviamo un turismo sociale lento, a misura d’uomo, fondato sulla ricchezza della diversità, sull’incontro come motore di cambiamento» ci spiega Alessandro Ceol. «Un’esperienza che ha entusiasmato noi e i nostri ragazzi: il contatto con gli ospiti è stato fondamentale nella crescita professionale e umana di tutti. I loro apprezzamenti ci hanno stimolato a fare un salto in più: gestire un albergo ed un ristorante. Si, un po’ una follia! Ma abbiamo deciso di prendere in affitto l’Albergo Stella di Cavalese». Con quindi la conduzione del convitto per la parte di accoglienza. E il ristorante Le Rais. «D’altronde siamo in un territorio dalla bellezza mozzafiato e con materie prime di altissima qualità, come potevamo non giocarci questa carta, per promuovere un progetto di impresa sociale basato sull’integrazione?».

Una scelta che nasce dai bisogni del territorio e da una profonda conoscenza della comunità.

«Ci siamo chiesti, che tipo di proposta fare alle nostre valli, che godono di un’intensità turistica e occupazionale già altissima?» spiega Alessandro «La prima risposta è stata inserire persone con disagio e abilità poco sviluppate in un contesto lavorativo protetto. La seconda, soddisfare l’esigenza dei nostri concittadini, che sono alla ricerca di soluzioni conviviali semplici e familiari. Tanti bambini. Ragazzi con disabilità. Gruppi parrocchiali. Persone che sentono il bisogno di ‘mangiare insieme’ , in un ambiente comunitario, con un menù casalingo».

Insomma, relazione e convivialità al primo posto.

Ma a Le Rais, non si fa solo del bene, si mangia bene. «Abbiamo un menu molto interessante, con una ricerca continua di innovazione. Proponiamo piatti intelligenti, alla portata di tutti – bambini, persone con esigenze speciali, e per tutti i portafogli – e con un guizzo di creatività: dai ravioli cinesi con prodotti locali… ai canederli all’amatriciana, con il guanciale anziché lo speck». Ma l’attenzione al territorio è sempre altissima.

Infatti la connotazione sociale del ristorante non si lega solo alla forza di inserimento al lavoro, ma si riflette sulla scelta delle materie prime e delle aziende che collaborano con il progetto. «Per quanto riguarda cibo e bevande, puntiamo ad una filiera territoriale e sostenibile» spiega Alessandro «scegliendo produttori locali, che offrono opportunità di lavoro a moltissime famiglie delle nostre valli». Dalla pasta Felicetti, ai prodotti della cooperativa Terre Altre e del circuito Altromercato, alle bibite della Comunità Frizzante, fino ai prodotti del Carcere di Trento.

Un progetto che non è solo sociale nei fini dell’inclusione al lavoro, ma che alimenta un sistema di imprese locali in un ecosistema sostenibile, con un altissimo valore sociale e culturale.

Anche il locale, curato in ogni sua parte, racconta i valori di Le Rais: i tavoli sono costruiti con legname recuperato dagli schianti causati dalla tempesta Vaia. Niente tovaglie, niente usa e getta, ma semplici sottopiatti, fatti a mano dalla cooperativa La Ragnatela, fino all’oggettistica in legno creata da cooperative sociali che lavorano sul territorio della Val di Fiemme e Fassa.

Rais. Radici. Un nome che evoca un percorso, una scelta. Si, essere sul territorio e per il territorio un volano di sviluppo, integrazione e catalizzatore di convivialità. Ma anche la volontà dei fondatori, professionisti che dopo percorsi di studio (chi a Verona, Bologna, all’estero) hanno deciso di tornare nelle loro valli e far germogliare radici. Le Rais.

Ma la storia non è finita, c’è il nuovo progetto della Paninoteca, da integrare nel ristorante. Una novità in cantiere, per la quale si confida in tutto il sostegno che il progetto Condivivi – promosso da Cibuspay e dalla Cooperativa la Rete di Trento – potrà dare.

Un’idea che nasce dai “lunedì” . Si, cosa fare nei momenti di chiusura. «Ci siamo resi conto che ci poteva essere un’occasione per proseguire determinate attività. Perché Le Rais, il lunedì, è tutt’altro che vuoto, è animato da operatori, da interventi educativi, da attività per i malati di Alzheimer. E la gente viene, a chiedere un piatto d’asporto, a bere qualcosa» ci racconta Alessandro. Il progetto nasce dalla necessità di offrire un servizio di fast food gourmet per la comunità, creando un luogo di incontro per ragazzi, educativo e stimolante, dove far emerge una cultura del benessere partendo dal cibo, dove si possa consumare un pasto veloce ma di qualità, seduti all’interno del ristorante o nella comoda veranda esterna.

Perché Le Rais non è solo un ristorante, ma un luogo di aggregazione. «Il nostro sogno? Creare un luogo ‘bello’ e accogliente per tutti, che promuova le risorse delle persone, che dia valore ai prodotti del territorio e lavoro a persone con fragilità. Un progetto culturale, oltre che di impresa sociale. Per contribuire a costruire un angolo di mondo che abbia cura delle relazioni, dove è possibile l’integrazione, dove la diversità è vista come una ricchezza, dove ognuno possa esprimere i propri talenti. Con le nostre attività e i nostri valori, ci piacerebbe contaminare gli ospiti dell’albergo e del ristorante, affinché attraverso di loro una parte di tutto ciò si diffonda nel mondo». La strada, sembra quella giusta. Buona via.

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